LAURA CANTARELLA

Mi interessano i luoghi e il modo in cui le persone li abitano, trasformandoli e costruendo storie. Me ne occupo con la progettazione culturale e la fotografia. Preferisco la dimensione collettiva del lavoro. Mi piace esplorare, camminare sulle montagne, pedalare in riva al mare.

I Founç Alcune case in un bosco - Un monastero laico Curatrice Dal 2024
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Viso A Viso Cooperativa di comunità Socia fondatrice e vice presidente Dal 2024
Viso è uno dei modi in cui viene chiamato il Monviso, la Montagna che occupa maestosamente il nostro orizzonte. Viso A Viso è il nostro modo di confrontarci.

Viso A Viso nasce nel 2020 durante la pandemia Covid-19 come possibile risposta ai bisogni di un territorio, scegliendo la Cooperativa di comunità come metodo e modello di innovazione sociale. É un progetto collettivo che accoglie, con entusiasmo e impegno, la sfida per la montagna contemporanea e la sua abitabilità in una dimensione europea, sperimentando un modello di rigenerazione a base culturale, con particolare attenzione ai giovani.Con questa visione Viso A Viso cura progetti, attività e servizi per residenti e visitatori, creando nuova economia sul territorio: welfare culturale e di comunità, accoglienza, turismo sostenibile e inclusivo. La cooperazione per Viso A Viso è tanto strumento quanto pratica quotidiana.

Giocatori divergenti: strategie fotografiche per il New Climatic Regime Saggio per RSF. Rivista di studi di fotografia coautrice con Andrea Botto 2020
About a new photographic research, one that can shift from the notion of ‘landscape’ – implying a unique, anthropocentric point of view – to that of ‘environment’ – suggesting a multiplicity of view- points, strategies, and divergent players

Osserviamo che cosa significhi materialmente abbandonare un saper fare consolidato, cambiare gli strumenti di analisi e rappresentazione, chiedendoci quale impatto e quale influenza possano avere i metodi, i dispositivi (più ancora che gli esiti formali) e le strategie messe in gioco sulla percezione collettiva dei fenomeni che affrontano. La produzione artistica internazionale ha infatti elaborato negli ultimi anni strategie e pratiche fotografiche inedite, in qualche modo divergenti rispetto alla propria tradizione, anche tramite l’utilizzo di nuovi strumenti, spesso allargando lo spazio di lavoro a modalità collettive di indagine, ricerche di lungo periodo e un’intensa pratica dei luoghi.

Biblioteca Vivente delle Alpi progetto culturale cocuratrice con Angela Nasso dal 2020
Una biblioteca composta da “libri viventi”, ovvero da persone. Le Human Library sono nate in nord Europa e sono oggi diffuse in tutto il mondo per favorire il dialogo interculturale e transgenerazionale, così come la condivisione del patrimonio immateriale di una comunità.

La BVA parte da un progetto pilota replicabile e implementabile che si sta sviluppando in un piccolo comune montano, e attraverso un processo aperto e inclusivo, tende a costruire una costellazione di comunità, saperi, relazioni e scambi. Un processo adattivo e abilitante che attiva l’intelligenza collettiva dei luoghi per ricostruire il sentirsi soggetto comunitario di un territorio, per un nuovo e contemporaneo immaginario alpino.

Co-city fotografie assignment 2020
Nel progetto Co-City Torino i cittadini sono artefici materiali e consapevoli del cambiamento. In questo modo si costruiscono nuovi vincoli di appartenenza e si innescano processi di responsabilizzazione.

Co-City è il progetto innovativo di promozione della gestione condivisa dei beni comuni realizzato dalla città di Torino grazie al programma europeo  Urban Innovative Actions (UIA). Il progetto prevede la riqualificazione di beni immobili e spazi pubblici in condizioni di degrado o parzialmente utilizzati attraverso la stipula di patti di collaborazione tra l’Amministrazione e le cittadine e i cittadini, come strumento di promozione della cittadinanza attiva e per il contrasto alla povertà e al degrado nelle aree più fragili della città. Il progetto ha attivato percorsi di co-progettazione per la rigenerazione condivisa di spazi, co-produzione di servizi, idee di impresa di comunità e nuovo welfare urbano, agganciandosi a progetti di innovazione sociale già in corso in città e contribuendo a valorizzare quel sistema di associazioni e soggetti civici già attivi in diverse zone della città.

Riusi radicali. Sirene, soldati, deflagrazioni articolo su ArchAlp, rivista internazionale di architettura e paesaggio alpino coautrice con Alberto Momo 2019
Il riuso è un procedimento che non riguarda solo gli oggetti, i manufatti architettonici e i territori, ma anche le immagini e gli immaginari. Va dunque oltre la realtà fisica, e produce uno spazio di significati meno delimitabile, di più difficile definizione perché immateriale, ma non per questo meno necessario.

Il montaggio, che dà nuovi significati alle immagini provenienti dagli archivi, è stato a lungo una metodologia artistica utilizzata per film, fotografia, arti visive. In questo contesto alcune opere, come i riusi architettonici più interessanti, non ripropongono pedissequamente realtà preesistenti. Al contrario, attraverso un processo di allontanamento e di assemblaggio, si rilanciano, aprendosi a esiti inattesi. Questo testo propone un’analisi di alcune opere a cavallo dell’inizio del millennio, di Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi e Joan Fontcuberta. Questi autori, con modalità diverse, suggeriscono l’esistenza di un terreno comune, una possibile mappa della produzione artistica contemporanea che ha a che fare con i territori alpini. Fantasmi nitrati di esseri viventi sospesi in un bianco quasi astratto, paesaggi digitali, scheletri di sirene. Le immagini differiscono notevolmente l’una dall’altra e spiazzano l’osservatore. Decostruendo i meccanismi alla base delle comunicazioni prodotte dai diversi sistemi di potere (scientifico, politico, ecc.), smantellano i pregiudizi e le visioni consolidate. Non oppongono nuove realtà a quelle esistenti, ma con l’irruzione dell’inaspettato, della discrepanza e dell’eterogeneità, rispetto alle convenzioni e al prevedibile, attivano l’osservatore, rimbalzato fuori dalla zona di comfort dello spettatore passivo.

Five Portraits of Alice Video installazione e cortometraggio direzione della fotografia e camera 2019
Fabrizio Rosso creates and directs films, performances and music-theatre. He studied music (piano/composition) at the conservatoires of Turin, Zürich, Lugano and film direction at the USC School of Cinematic Arts, Los Angeles (US). He collaborated with Karlheinz Stockhausen on several projects including the premiere of Sonntags-Abschied, the last piece of the LICHT cycle Operas.

Fabrizio wrote about Five Portraits of Alice: "My personal Wonderland has always occupied a large portion of my life, both in childhood and adulthood. There is no doubt that it was a way, as perhaps it still is, of protecting myself from the real world, which can at times be brutal and indifferent.(…) Wonderland is a fantasy, as is the story that each of us creates of ourselves. Between the imaginary and reality, this story becomes our story, one which is full of incoherence and pitfalls, but at the same time it is still the place where the facts of life find their meaning and where dreams take shape, which become ideas and maybe even projects that come true.

Orditure Residenza per fotografi e mostra cocuratrice con federica Barletta 2019
Residenza e mostra collettiva per raccontare la storia e l’evoluzione di Miagliano, in provincia di Biella, tra passato industriale e nuove realtà culturali.

Phos Centro Fotografia Torino, con la collaborazione di Miagliano LAAB, presenta “Orditure”, una mostra collettiva di Fabio Oggero, Mattia Paladini e Vittorio Sancipriano, esito di una residenza d’artista a Miagliano (maggio 2019). Miagliano è un comune in provincia di Biella con un significativo passato industriale. Sede del cotonificio Poma dal 1865, si è sviluppato attorno all’attività produttiva per più di un secolo prima della sua definitiva chiusura nel 1992. A testimonianza di questa storia persiste un complesso industriale grande quanto il paese stesso, all’interno del quale stanno nascendo nuove realtà produttive e culturali. Fabio Oggero, Mattia Paladini e Vittorio Sancipriano hanno lavorato negli spazi della fabbrica, indagando l’impatto che questi hanno avuto nei luoghi, nelle storie. L’evento fa parte del festival NESXT.

Bormida film coautrice con Alberto Momo, fotografia e sceneggiatura 2018
Bormida è un film che si pensa come paesaggio. Si nutre di archivi e costruisce mappe. Come un paesaggio è una sedimentazione di sguardi e di tempi differenti. Il luogo diventa narrazione, anche sensoriale ed emotiva.

Il film deve la sua genesi al lavoro appassionato di alcuni studenti della facoltà di architettura di Torino. Si è arricchito del contributo del fotografo Andrea Botto e dei suoni dell’artista Alessandro Sciaraffa che ne ha curato la colonna sonora. È stato colorato (in rosso) da frammenti dell’Archivio del cinema d’impresa e da fotogrammi dipinti da Paolo Leonardo. È dedicato a Marina Garbarino (1960-2016) e a tutti gli attivisti che si sono mobilitati nella prima lotta ambientalista italiana.

La logica dell’impermanenza fotografie per “Terre Fragili. Architettura e Catastrofe" autrice 2017
Non c’erano luoghi sacri una volta per sempre, destinati, ombelicali, come quelli dei templi.

Il luogo sacro era la scena del sacrificio, che andava scelta ogni volta seguendo criteri fissi: “Oltre a stare in alto, quel luogo dovrà essere piano; e, oltre ad essere piano, dovrà essere compatto; e, oltre ad essere compatto dovrà essere inclinato verso est, perché est è la direzione degli dei […]”. Alto, piano, compatto: questi i primi requisiti del luogo del sacrificio. Come se si volesse definire una superficie neutra, una tela di fondo su cui disegnare i gesti con perfetta naturalezza. È l’origine della scena come luogo predisposto ad accogliere tutti i possibili significati. Quanto di più moderno, anzi, la scena stessa del moderno. Calasso Roberto, L’ardore, Adelphi, Milano 2010, pp. 21-22.

Monteverde. I will not die entirely libro a tiratura limitata coautrice con Francesca Tambussi 2017
Featuring photographic details of artist Laura Cantarella and selected archival content from the Gypsotheque Giulio Monteverde in Bistagno, Italy, I will not die entirely is an object embodying both the oeuvre of a touring exhibition and its catalogue at once.

An evocative portrait of one of the finest—and later forgotten— sculptors of the Italian 19th century, Giulio Monteverde, released on the 100th anniversary of his death, the work aims to share with an international audience an homage to the art of plaster, a material widely disregarded, both fragile and long-lasting, poor and precious, provisional and original. I will not die entirely translates Horace’s lyrics Non omnis moriar—evoked by a Senator of the Reign during the commemoration of the sculptor’s death—and generates a reflection on different planes. By honoring the artistic heritage of Giulio Monteverde, and his uncompromising approach on funerary art—a practice at the time mostly comforting in providing a promising imaginary of the Christian afterlife—the eschatological opposition between the eternal life provided by the religious salvation through faith and the secular immortality of the artist through the legacy of his/her work finds here a space for a visual and textual interplay. Moreover, it resonates with the complex destiny of the plasters of Bistagno (hometown of Giulio Monteverde) and with the replicability of this ancient, and yet surprisingly contemporary, form of art.

Atlas Bormida opera collettiva ipermediale curatrice 2016
Atlas Bormida, esito di un lavoro culturale e investigativo sui luoghi e sulle storie condotto a più voci dal 2013 al 2016, con la partecipazione di autori, artisti, ricercatori, studenti, giornalisti. Terreno comune ai diversi percorsi: il disvelamento di ciò che non è immediatamente visibile o riscoperto da un punto di vista decentrato rispetto alle narrazioni consolidate, evitando rappresentazioni semplicistiche e celebrative.
Murmuration serie fotografica autrice 2017
Murmuration (plural: murmurations): from the 1350-1400 Medieval Latin murmuratio ‎(“murmuring, grumbling”). The meaning of “starling” probably comes from the sound of the a very large group of starlings at dusk. An act or instance of murmuring. A flock of starlings.

Migration, the physical movement of a living being from one area to another , is widely and positively accepted as something “natural” if related to animals, critically perceived if related to human beings. Animal migration is a liberating and rewarding subject for our glance, while human migrations, even though overexposed in the mainstream media, deeply question our static position, thus generating some kind of blindness, an incapacity of seeing. 
The overlapping maps of both animal and human migrations generate, in this work, a kind of visual question.
Murmuration was born in 2016 from this very simple observation. Murmuration investigates the way we as humans observe and control the crossing of borders, frontiers, but also mountains and other spaces. A society focused on control weakens and narrows the concept of citizenship, showing visible evidence of fragility instead of strength, as one could expect. 
The making of the project has been possible thanks to scientific and social partners. Murmuration is a long term project aimed to be a book.

Sospensioni serie fotografica autrice 2016
“Infine, in alcune delle loro esplorazioni fotografiche, gli autori hanno provato a proiettare la storia della modernità in Valle di Susa dentro un fondale di ben più lungo periodo e profondità.

Il grande vuoto lasciato in poco tempo dal ghiacciaio Sommelier, dove fino a pochi anni fa si praticava lo sci estivo, mette in evidenza tutta l’inadeguatezza del nostro guardare odierno, facendo intravedere la stanchezza di un ideale di modernità che durante il pieno Novecento aveva significato progresso e sviluppo, libertà e emancipazione. E questo appannamento, oramai trentennale, apre a una serie di domande, tutte difficili, che pongono un problema, oramai non più rinviabile, di confronto progettuale col domani.” – Antonio De Rossi

Pionir Serie fotografica in Territories in Crisis autrice 2015
Il lavoro sulla comunità russa in Costa del Sol (spagna) nasce da due letture: “Osservare i fenomeni nella loro versione estrema, cogliere quanto del nostro futuro possa nascondervisi.” — B.Secchi, La città dei ricchi e la città dei poveri

“È già entrata in vigore in Spagna la legge per gli imprenditori, che prevede la concessione dei permessi di soggiorno per gli stranieri che investono in spagna. La normativa prevede che gli stranieri non residenti possano ottenere il permesso di soggiorno purché effettuino un investimento di capitale rilevante o acquistino una casa superiore a 500.000 euro.”

“Da soli si muore”. Due storie italiane serie fotografica e interviste autrice 2013
“Pubblico è lo spazio che ci rende visibili agli altri” scrive Hannah Arendt (Vita Activa, 1958). Il pubblico, in questo senso pone un problema di rappresentazione (re-ad-praesentare = rendere di nuovo presente). Negli insediamenti realizzati dalla Protezione civile dopo il sisma viene a mancare la struttura fisica e sociale della città. Non è qualcosa di nuovo, si tratta dell’ulteriore manifestarsi del modello che per vari decenni in Italia ha plasmato le zone marginali delle grandi città e le province, esacerbato in questo caso dall’emergenza, dalla velocità della realizzazione, dalla scala dell’intervento, dalla prostrazione psicologica ampiamente diffusa tra le persone.

Osservo questo territorio come qualcosa di stranamente familiare: l’assenza di città, lo spazio pubblico sostituito da un giardino consolatorio. La modalità di lavoro proposta da Confotografia, nell’ambito del quale questo lavoro è stato prodotto, basata sullo scambio di conoscenze tra fotografi e cittadini, ha innescato una narrazione che è frutto dell’incontro di uno sguardo esterno e di una esperienza vissuta in prima persona. Questa messa in relazione ha prodotto un lavoro che si compone, da un lato, da una serie di fotografie, necessariamente mute, che interrogano gli spazi del post terremoto, dall’altro da un dialogo possibile, sotto forma di video, tra Nicoletta Bardi, Anna Barile, Sara Bulma, Isabella Tomassi. Attraverso le loro narrazioni emergono i processi e i luoghi condivisi che hanno contribuito a generare: un orto insorto, un bibliobus, un centro sociale occupato, un eco-villaggio autocostruito. Emerge una distanza incolmabile tra i luoghi nati per iniziativa di cittadini o associazioni e gli spazi previsti e realizzati dal piano della Protezione civile. Due storie antitetiche.

Ich bin den erste (Io sono il primo) + Vanitas Vanitatum serie fotografica autrice 2016
Francesco Foglia attraversa attivamente il fascismo e la Resistenza, sopravvive a due campi di sterminio e opera in due continenti. La sua storia, straordinaria per intensità e contraddizioni, affonda le radici, insieme a molte altre, nell’Ospizio del Moncenisio, fondato da Ludovico il Pio nell’anno 814, poi raso al suolo e sommerso dalle acque del lago artificiale della diga nel 1969. Esempio paradigmatico di pulizia culturale, di cancellazione di un luogo.

Anche se il lavoro decentra lo sguardo verso il mondo affiorante dei nuovi abitanti e a ciò che è stato intenzionalmente sommerso o sottratto alla vista, il convitato di pietra è la grande opera in cantiere e le ragioni delle infrastrutture che, sotto forma di autostrade, dighe, ferrovie, ecc. più di ogni altro elemento antropico, hanno plasmato una valle contesa in ogni epoca storica. A un altro livello, il progetto affronta il tema del percorso solitario, di chi batte un sentiero e propone un’azione alternativa. La ricerca come fatto necessariamente individuale prima che collettivo. Il lavoro è stato reso possibile da: Etinomia, Canapa Valle Susa, Principi Pellegrini - Divangazioni, Brusafer, La fontana del Thures, la casina del Rocco, Luca Giunti e Don Gianluca Popolla.

Inwalkaboutcity 2.0. Architetture geologiche e faglie del tempo serie fotografica autrice 2013
Inwalkaboutcity 2.0, a dieci anni dalla costruzione del Parco lineare, descrive con precisione un inventario di strumenti per l’architettura ricomponendo i frammenti del libro precedente in una nuova prospettiva.

“Time after time” è un dialogo a distanza sul futuro dell’architettura tra l’autore, una fotografa, un architetto e un critico. Le idee, discusse da Marco Navarra con Laura Cantarella, Eduard Bru e Kurt W. Forster, acquistano profondità di campo grazie a un atlante, che confronta una selezione di testi critici e racconti fotografici.

Topografia del Trauma progetto di ricerca interdisciplinare cocuratrice con Lucia Giuliano 2008/2010
Topografia del Trauma è un progetto di ricerca che, nato nel 2008 come ricognizione su scala Europea di luoghi colpiti e modificati da diversi tipi di traumi, si è configurato in uno studio più preciso sul territorio della valle del Belice, in Sicilia.

La seconda fase della ricerca, strutturata in due workshop che si sono tenuti nel 2009 e nel 2010, ha generato un grande archivio narrativo, formato da materiale audiovisivo e testuale, che è servito a scomporre il palinsesto del territorio del Belice per poi ricomporlo e restituirlo in una sua, inevitabilmente parziale, nuova rappresentazione critica.

Geocat Territorial Loops libro autrice 2019
“GeoCat sets out to follow the tradition of charting or map-making as the capturing of visual records of a territory -in this case, Catalonia - where the force of the urban seems to presage imminent transformation in its environment.

These photographs by Laura Cantarella lend themselves to a curious ambiguity: presented in a super-panoramic format, they deploy themselves before us like a vast register of extended horizons, diverse, changing, varied. However, when we hold the edges of the picture in our fingers and bend it until they meet, we discover an unexpected 360-degree diorama that reveals the true format of the image: that of a circular view as the translation of a polyfocal, multiple gaze attentive to the recognition of an nth-dimensional reality. In effect, Cantarella’s photographs bend space and time in a single image.” – Manuel Gausa

Hipercatalunya. Territorios de exploración fotografie assignment 2003
HiperCatalunya is a territorial analysis and research project promoted by the Government of Catalonia, directed by Metàpolis and undertaken at the Institute of Advanced Architecture of Catalonia (IaaC).

In an advanced prospecting of today¹s territory, HiperCatalunya seeks to import tomorrow’s potentials to interrogate the territory to bring out its capacities and latencies. Beyond the traditional mechanisms of territorial analysis, this group endeavour attempts to identify and express a multidisciplinary approach to our environment, encouraging interpretations open to potential interaction between the existing and the imaginable, in accordance with an innovative dimension of contemporary culture tending of foster new spaces for new ways of life, but also new logics and new aesthetics for new escenarios of progress.